Entrevista al Kun en Tuttosport
Agüero: Italia il mio sogno
«Ma la batterò al Mondiale. So che la Juve mi segue, bella l’Inter argentina»
MADRID. Sergio “El Kun” Agüero, 19 anni, con l’European Golden Boy 2007
«Real
attento, nella corsa al titolo ci siamo pure noi. Il paragone con Diego
non mi pesa, anzi mi esalta: essere accostato a lui mi spinge a fare
sempre meglio. Se è vero che sto con la figlia del Pibe de Oro?
Ci conosciamo e qualche volta ci siamo visti. Tutto il resto è gossip»
NOSTRO INVIATO
argentina impegnata nelle qualificazioni
MASSIMO FRANCHI
MADRID.
L’appuntamento è al Museo dello stadio Vicente Calderón, tempio
dell’Atletico, al termine dell’allenamento di rifinitura a porte
chiuse prima del derby madrileno contro il Getafe in programma questa
sera. Sergio Leonél Agüero si presenta puntuale e ansioso di ricevere il
Golden Boydi Tuttosport,
il Pallone d’Oro che il nostro giornale - dal 2003 - riserva al
miglior Under 21 d’Europa. Lo accompagnano il direttore generale
biancorosso Emilio Gutierrez e il responsabile marketing Angel Gomez.
El Kun,
come lo chiamano tutti perché da bambino andava pazzo per un
personaggio dei cartoni animati, lo brandisce e lo ghermisce felice.
Scruta con grande attenzione e curiosità le targhe sul piedistallo che
riportano il suo nome e quello dei precedenti vincitori. Il fotografo
ufficiale dell’Atletico lo invita a posare davanti ai giganteschi
trofei, veri e propri “grattacieli” d’argento, che scintillano nella
sala della gloria. Lui accetta di buon grado, ma indica per prima la
Coppa Intercontinentale, l’alloro più prestigioso vinto dal club
colchonero el 1974 battendo in finale gli argentini
dell’Independiente, curiosamente la squadra in cui si è formato. E gli
piace farsi ritrarre con il nostro
Golden Boy giusto davanti alla ormai ex Coppa dei due Mondi
Sei uno che punta subito in alto...
«Ho
il massimo rispetto di tutti, però è meglio puntare in alto che in
basso, no? La Coppa Intercontinentale è un trofeo di grande prestigio,
mi piacerebbe vincerla un giorno».
Proprio in questi giorni in Giappone si disputa il Mondiale per Club che è l’erede dell’Intercontinentale.
«Il Milan non si faccia illusioni, a Tokyo vincerà il Boca. E un giorno vorrei sollevarla io quella Coppa»
«E la vinceranno i miei connazionali del Boca Juniors, tanto per cambiare... ».
Nessuna chance per il Milan?
«Grande squadra, per carità. Ma noi argentini siamo i migliori».
Eppure come titoli mondiali l’Italia vi ha doppiato: 4 per gli azzurri e solo 2 per i biancocelesti...
«Nel 2010 in Sud Africa torneremo a meno uno. Siamo
fortissimi, Messi, Tevez e io formiamo un trio giovane ed esplosivo
che teme nessuno».
Capello sostiene che il calcio di oggi e quello del
futuro sarà sempre più fisico e muscolare. Con i tuoi 172 centimetri
d’altezza non ti senti un po’ a disagio?
«Davvero Capello la pensa così? Non gli piacciamo io e Leo?».
Parliamo del
Golden Boy
che hai appena vinto giusto davanti a Messi e Fábregas. Conoscevi il nostro trofeo?
«Certo. La prima volta che lo vidi ero ancora in
Argentina. La televisione e i giornali mostrarono le immagini del
trio-Barça Ronaldinho-Eto’o-Messi con i loro trofei personali vinti
alla fine del 2005. Mi colpì soprattutto quello che aveva il mio amico
e connazionale Leo: il Pallone d’Oro di
Tuttosport.
Non avrei mai pensato che nel giro di appena due anni quel trofeo
sarebbe addirittura finito nelle mie mani. Questo è molto più di un
sogno perché neppure sognavo di poterlo conquistare».
Il
Golden Boy
è stato il degno coronamento di un’annata magica cominciata a
luglio con i fasti del Mondiale Under 20 e proseguita con la raffica
di gol nella
Ligaspagnola,
in Coppa Uefa e il primo realizzato nella Nazionale maggiore
mondiali.
Sì,
un anno fantastico. Ma guai guardarsi indietro. Ora puntiamo ad andare
il più lontano possibile in tutte le competizioni in cui l’Atletico è
in corsa. Il titolo? E perché no: vorremmo mica lasciarlo ancora ai
nostri cugini madridisti?».
Meglio lo “scudetto” o il titolo di capocannoniere? Sei già a quota 7 reti...
«Il titolo, naturalmente. Però sarebbe bello che
Forlán, Maxi Rodriguez ed io finissimo appaiati nella classifica
marcatori. Siamo davvero un gran bel trio».
Parliamo del tuo contratto: quella clausola da
“soli” 36 milioni di euro sembra fatta apposta per farti ingaggiare da
un mecenate come Abramovich, Calderón, Moratti o Berlusconi.
«Io sono qui da appena un anno e mezzo e mi trovo a
meraviglia. I tifosi mi adorano, mi dedicano persino un coro, mi
considerano il nuovo idolo dacché Torres è andato a Liverpool. Che
posso chiedere di più? Siamo a un solo punto in classifica dal
Barcellona, la zona Champions è a portata di mano. Io ho firmato un
contratto sino al 2012 e la mia volontà è quella di restare qui. Non
so se in futuro gli scenari cambieranno. Forse bisognerebbe chiederlo
ai miei procuratori Hernán Reguera e Gonzalo Rebaza dell’IMG argentina
».
Si è detto che la Juve avrebbe offerto 22 milioni di euro più Tiago per portarti a luglio a Torino.
«Giuro che non ne so nulla. La Juve è una delle grandi
d’Italia e del calcio internazionale con Inter e Milan. Mi hanno
riferito che emissari bianconeri e nerazzurri sono venuti a vedermi
in azione, ma non so altro».
Chi preferisci fra Juve e Inter?
«Indifferente,
diciamo che ora vedo di più l’Inter perché è in testa al campionato,
gioca in Champions e soprattutto ha una nutrita colonia di
argentini».
Molti di loro hanno il doppio passaporto: anche tu stai per diventare comunitario?
«No,
né mi interessa. Non è un discorso che è stato pianificato anche se
forse ho degli antenati iberici perché qui in Spagna c’è proprio una
città che si chiama Agüero».
Nome raro con quella dieresi sulla “u”.
«Vero.
Tra l’altro è il cognome di mia madre e non di mio padre: lui si chiama
José Carlos Del Castillo. Il problema è che quando i miei si
trasferirono da Tucumán a Buenos Aires, papà era ancora minorenne e
non poteva darmi per legge il suo cognome. Tutti gli altri miei
fratelli, Jessica, Gabriela, Máira, Daiana, Mauricio e Gastón, si
chiamano invece Del Castillo. Io sono l’unico Agüero... ».
Qualcuno dei tuoi fratgelli gioca a calcio?
«Sì, i due più piccoli. Mauricio è già nelle
infantiles el River Plate».
Ti pesa il paragone con l’immenso Maradona?
«Devo
essere sincero? No, per nulla. È un grande orgoglio, mi gratifica, mi
esalta. Certo Diego è Diego: unico, inimitabile. Ma il solo fatto di
essere accostato a lui è uno stimolo a far sempre meglio. Lui è
Maradona
e io sono Agüero».
Fra l’altro potrebbe pure diventare tuo suocero visto che esci con sua figlia Gianinna Dinorah e l’ex
Pibe de Oro
ha pure dato il placet alla vostra relazione. Con uno sponsor del genere...
«Sono amico di Gianinna, ci sentiamo, qualche volta ci
siamo visti in discoteca a Buenos Aires e siamo stati bene. Tutto il
resto è
gossip
per i media... ».